Invidio. Invidio chi riesce a non immaginare il Paesaggio futuro. Invidio chi non sa riconoscere le piante, non ne conosce il nome, né la provenienza, niente di niente. Invidio chi guarda le piante come insieme di cose tutte dello stesso colore o quasi. Così la vita è più semplice, probabilmente meno ricca, sicuramente meno dolorosa.
Noi abbiamo un destino diverso. Noi che conosciamo le piante una ad una, riconosciamo le malattie da lontano, capiamo la loro sofferenza ed in parte la partecipiamo, immaginiamo il decorso, lo sviluppo e la morte e quindi ci appare – come per incanto – il Paesaggio futuro, la fase finale. Ecco, se per un verso siamo privilegiati perché – in un modo o nell’altro – il destino ci ha regalato l’arte del Giardino, dall’altra parte a noi è toccato il destino più temibile. Futuro amaro
I pini di Roma ce li stiamo perdendo. Cambieranno presto i protagonisti di molte cartoline italiane, soprattutto quelle delle coste del sud d’Italia. I pini di Posillipo, il pino di villa Rufolo sulla Costiera amalfitana, i pini lungo la via Appia e/o quelli di Villa Borghese, Villa Pamphilj, Villa Glori a Roma fra cinque anni non saranno più tra noi. Così il Paesaggio urbano e costiero della Penisola cambierà faccia. Sarò più grigio verde perchè dovremmo assuefarci a piante diverse, ai lecci (Quercus ilex), alle sughere (Quercus suber), agli aceri ed ai frassini, magari. Ma temo che le nuove mode ci porteranno ad esplorare lidi lontani e la vegetazione mediterranea correrà il pericolo, da me tenuto, di forti contaminazioni ed influenze esotiche che non faranno altro che appiattire ed impoverire uno straordinario tesoro naturale che non abbiamo mai imparato ad apprezzare.
